martedì 16 giugno 2009

Un passo avanti

Da ieri ho ufficialmente chiuso con gli esami scritti di inglese, ma prima il dovere e poi il piacere:

Sono contento, mi ci voleva, ed era anche ora! Nessuno ti regala niente, quindi questo risultato me lo tengo bello stretto e me lo sono conquistato con i miei sforzi. Non ho che fatto un piccolo passettino in avanti, ma in questo preciso periodo e come se questo passettino mi avesse permesso di evitare di precipitare giù per il terreno che si sgretolava alle mie spalle. Non voglio passare dal pessimismo più nero alla gioia sfrenata adesso, ma finalmente una ragione per sorridere l'ho ritrovata e me la tengo stretta finché dura. E per farla durare devo continuare a lavorare sodo.

Sull'esame in sè, è roba degna di un quadro di Pollock. Arrivo all'università la mattina presto e attendo che affiggano i risultati. Nel caso avessi passato lo scritto c'era da fare l'orale quello stesso giorno. Orale che, onestamente, non avevo praticamente preparato. Aspetto. Aspetto. Aspetto. La folla di tipe intorno a me mi crea disagio come ogni volta che c'è un esame. Più vedo gente nervosa intorno a me e più mi innervosisco. Più mi innervosisco e più assumo l'atteggiamento di chi è lì e non è assolutamente in ansia, giusto per dare loro sui nervi. Finalmente la prof mostra i risultati e, toh, superato. Nè un voto altissimo, nè uno bassissimo. Sono soddisfatto a metà, parte il tormento dei se: e se non mi alzano il voto? e se non sono preparato abbastanza bene? e se decidono di non darmi l'esame? e se mi bocciano? e se devo tornare a rifarlo? e se non va bene come cavolo reagirò? e se?
Poi iniziano gli esami, in ordine alfabetico. Inizia la lunga attesa, ne approfitto per prepararmi l'orale quella stessa mattinata (secchione? prrr). Inizia anche la solita snervante pressione delle tipe al malcapitato/a di turno che ha appena finito l'esame e viene bombardato di domande: che ti ha chiesto? oddio, veramente? ma le prof sono brave o carogne? ma questa cosa mica c'è sul libro? aiuto! (quando capitano a me queste situazioni di solito me ne esco con risposte a cazzo, tipo che mi ha chiesto cose impossibili e assolutamente inventate, o altre volte rispondo in maniera odiosissima: "Mi ha chiesto le cose che ci sono sul libro e che ha spiegato nel corso. State tranquille, tanto avete studiato, lo so." A volte capisco perché sto sempre sulle mie :P).
Si fanno le 13, le 13 e 30, le 14. Io non ho fatto colazione nè pranzato, ma ho lo stomaco chiuso, ovviamente. Parte il count-down, dopo tre esami tocca a me. Intanto si sparge l'ennesima nuova voce: una delle due prof non fa più domande e conferma solo il voto. Mi rilasso, capisco che è fatta. Entro, mi trattengo dallo stendere i piedi sul tavolo per dimostrare quanto sia tranquillo e parto con l'esame. Conversazione con la prof su degli articoli di giornale che ci ha fatto leggere lei più altri scelti da noi. I suoi articoli li avevo a malapena leggiucchiati quella mattina, me ne chiede uno sulla censura che ha adottato la Cina su dei filmati messi su You Tube. Non ricordavo nulla e adotto la mia brillante tattica: inizio a parlare a cazzo di qualsiasi cosa mi venga in mente. Parto da You Tube e inizio a parlare di me e di come lo utilizzo (video musicali, partite di calcio, da lì passo a parlare di mio fratello che mette i filmati per la sua ragazza, prendendolo anche per il culo), poi passo alla Cina e ai problemi riguardo alla censura, passando per Olimpiadi e Tibet. Lei è tranquilla e a stento si trattiene dal mettere i piedi sul tavolo per quanto stia andando bene l'esame. Mi chiede uno dei miei articoli e io saggiamente parlo di un articolo sul perché le donne siano attratte dagli uomini poco attraenti molto spesso, partendo con una filippica contro lo stesso autore dell'articolo dicendo che ha scritto una marea di stronzate. La prof sembra apprezzare il mio spirito d'iniziativa (e lì il mio pensiero vola alle tipe che cercavano di imparare gli articoli a memoria, come se i prof volessero sentire delle pappardelle recitate e non capire se sei in grado di parlare in maniera sciolta in inglese, mah...).
Comunque mi congeda. Tocca all'altra prof. Mi parla rapidamente dello scritto e mi fa una domanda (la sua parte verteva sulla linguistica inglese, brrr). Io adotto la stessa tecnica di prima del parlare a cazzo, ma giustamente non funziona. Do qualche mezza risposta e faccio scena muta in altre. Lei a un certo punto mi fa una domanda e confesso di non saperla.
"Va bene, le confermo il voto dell'altra professoressa che le ha alzato un punto. Mi dispiace, perché sarebbe potuto andare meglio anche con me. Comunque sull'ultima domanda non le dico la risposta, perché ho intenzione di chiederlo agli altri studenti e non voglio che lei ora la dica a tutti."
Io, che da timido e impacciato agli esami divento una faccia da culo come pochi rispondo sorridendo: "Beh, però ora posso dire che lei fa questa domanda così loro vedono di che si tratta, no?"
Lei mi fulmina con lo sguardo e capisco di aver pisciato fuori dal vaso, ma per fortuna passa subito. Mi prende il libretto e prima di scrivere si interrompe: "Lei il voto lo accetta, giusto?"
Per due secondi stava di nuovo partendo la mia lingua biforcuta e non so quale battuta del cazzo avrei potuto sparare, poi mi limito ad affermare con un cenno del capo.

Sembra fatta. Esco fuori e ci sono tre/quattro ragazze che mi fissano. Io ne guardo una con cui ho più confidenza e dico: "Dovete chiedermi qualcosa per caso?" E lei: "No, no. Però attento che c'è uno scarafaggio enorme dietro di te."
Io mi giro sorridendo, convinto che stesse scherzando e invece c'è il re degli insetti che zampetta allegramente alle mie spalle. Non ho assolutamente idea di cosa sia, ma è enorme, giuro. Grande quanto il mio pollice, marrone e con una corazza bella solida. Mi avvicino lentamente, affascinato, di più, ipnotizzato. Mi volto e le tipe sono sparite via urlando, mah.

Penso a cosa farebbe mio fratello e subito accantono l'idea: non ho stuzzicadenti, fiammiferi o tenaglie in quel momento.

Una tipa armata di coraggio prende un giornale per coprirlo e calpestarlo. Mentre si avvicina, con una perfidia come poche dico: "Attenta, mi sa che questo insetto vola anche". Lei scappa via urlando. Poi torna, copre e calpesta il povero insetto. Convinta di aver fatto il suo dovere fa tornare le altre amiche e solleva il giornale.
L'insetto è ancora vivo e pare pure incazzato perché corre velocissimo verso le ragazze, che scappano urlando. Io non resisto e scoppio a ridere come un cretino. La prof esce fuori per capire che succede e vede l'insetto. Mi fissa ridendo e fa: "Ci pensate voi, vero?" Io dico di sì, sempre ridendo. La tipa, coraggiosa, c'è da dirlo, torna col giornale e ricalpesta l'insetto. Più volte, ripetutamente. Ho il dubbio che abbia una crisi isterica, ma poi solleva il giornale e...

Morto. Una parte del mio cuore lo sapeva, ma speravo ancora di vederlo correre dietro alle tipe, furioso. Capisco che sono fuori posto in quel momento e sono anche dispiaciuto per la dipartita di quel bellissimo insetto enorme.
Però poi ci penso: lui è morto, tu no. E anche a te ti hanno calpestato ben benino ultimamente. Chi lo sa, magari prima o poi ti pesteranno definitivamente e non riuscirai più a rialzarti, ma intanto sei ancora in piedi. E anche quell'insetto, prima di andarsene ha venduto cara la pelle, no? Perché non provi a fare lo stesso? Quando pensi di iniziare, idiota?

Ho già iniziato.

1 commento:

Emilz ha detto...

Beh la metafora finale con l'insetto è bellissima, anche se mi ha commosso la sua dipartita. DOVEVI salvarlo!

Emilz.