sabato 27 giugno 2009

Aggiorniamoci

Evito di annoiarvi sui miei studi in campo metrosessuale. Poi se avete voglia che vi parli di tagliacuticole, creme esfolianti, idratanti, doposole, filo interdentale ecc. fatemi un fischio e vi accontento.

Parliamo d'altro: sento avvicinarsi sempre di più le vacanze e questo è un bene. E' meno bene il fatto che non mi stia sforzando quanto dovrei nello studio, ma ormai è un fatto assodato che con la testa non ci sto tanto e quindi amen. Incrocio le dita sperando di raggiungere buoni risultati col minimo sforzo. Domani, se tutto va bene e il tempo la smette di fare le bizze, vado a mare per la prima volta quest'anno (studio in spiaggia, giuro!). Farò sfoggio del mio bel petto liscio, carico di peletti incarniti e brufoletti, ma tutto sommato in buon stato.
Mio fratello ricomincerà a lavorare dal 15 luglio a Venezia. Quasi sicuramente lo scorterò io lassù nel lungo viaggio in macchina, ma ho bisogno di staccare un po' da qui e stare da solo con lui. Ci stiamo allontanando ed è una cosa naturale, crescendo, ma proprio per questo cerco di approfittare di quei momenti in cui possiamo stare insieme.
Che altro? Mah, di argomenti negativi non ho voglia di parlare. Da un lato perché effettivamente non ce ne sono più. Dall'altro, perché anche se ci sono sta ritornando in me quella forza d'animo che mi faceva superare i momenti brutti a testa alta. Da un altro ancora, semplicemente perché non sono un tipo a cui piace avvelenarsi da solo, portare rancore o perdere tempo odiando il prossimo. Che le persone brutte restino brutte è un problema loro, che io me ne sia accorto è cosa buona e giusta, stare lì a caragnare e pensare a loro è da stupidi quando nel farlo perdi il bello che c'è nella vita, no? Come no? Chi ha parlato? Ti corco di botte!

domenica 21 giugno 2009

Il lesbico

Sono un ragazzo normale. Magro, brillante, pieno di seme, mi piacciono le donne. Tanto.
Però mi faccio la ceretta, adoro fare shopping sfrenato, ascoltare le chiacchiere tra ragazze piuttosto che sentire gli amici che parlano di calcio e fantacalcio (che palle!!!). L'ennessimo passo verso l'ambiguità è stato ieri, quando ho unito la mia passione per lo shopping a quella per la cura del corpo. Ho comprato un prodotto esfoliante per il corpo e un guanto di crine. Questo perchè, razza di ignoranti, sul nostro corpo si depositano tante impurità causate da smog e inquinamento e bisogna continuamente aiutare la pelle a rigenerarsi.

Detto questo, bisogna porsi delle domande: ma sono normale? La risposta è sì, normalissimo. O meglio, io sono io, e tanto basta.

Ma se vogliamo trovare un termine tecnico a questa mia condizione, abbiamo una risposta: Metrosessualità.

Da Wikipedia:

La metrosessualità è, nel linguaggio giornalistico, il termine che viene usato per indicare una specifica condizione psicologica in rapporto alla propria identità sessuale. Si riferisce alla parola inglese metrosexual: si tratta di un incrocio linguistico tra le parole metro ed "eterosessuale". La parola metrosexual è utilizzata per indicare una nuova generazione di uomini, eterosessuali, tendenzialmente metropolitani (metro-), consumatori di cosmetica avanzata, curatissimi nell'aspetto (tra i vezzi più diffusi: l'ossessione per il fitness, l'abbronzatura a raggi UVA, la depilazione parziale o totale del corpo). Gli interessati sono appassionati di shopping e tendenzialmente salutisti.

Il termine "Metrosexual" risale al 1994 ad opera di Mark Simpson in riferimento al telefilm Sex and the City. Il fenomeno viene talvolta messo in correlazione con casi di narcisismo e di concentrazione ossessiva sugli aspetti estetici[1].

Va comunque ricordato che il termine è legato al giornalismo e non si riferisce direttamente a categorie della psicologia. Non si tratta semplicemente di vanità, ma della ricerca quasi ossessiva della perfezione. Per gli interessati, soprattutto all'estero, l'editoria si sta facendo in quattro con riviste dedicate al "nuovo maschio", ma anche i programmi in tv, dove alcuni omosessuali danno consigli ad eterosessuali. Si tratta di una notevole fonte di fatturato per l'industria, che offre uno spettro di prodotti per garantire una cura del proprio corpo pari a quella un tempo riservata solo alle donne.


Me cojoni!

martedì 16 giugno 2009

Un passo avanti

Da ieri ho ufficialmente chiuso con gli esami scritti di inglese, ma prima il dovere e poi il piacere:

Sono contento, mi ci voleva, ed era anche ora! Nessuno ti regala niente, quindi questo risultato me lo tengo bello stretto e me lo sono conquistato con i miei sforzi. Non ho che fatto un piccolo passettino in avanti, ma in questo preciso periodo e come se questo passettino mi avesse permesso di evitare di precipitare giù per il terreno che si sgretolava alle mie spalle. Non voglio passare dal pessimismo più nero alla gioia sfrenata adesso, ma finalmente una ragione per sorridere l'ho ritrovata e me la tengo stretta finché dura. E per farla durare devo continuare a lavorare sodo.

Sull'esame in sè, è roba degna di un quadro di Pollock. Arrivo all'università la mattina presto e attendo che affiggano i risultati. Nel caso avessi passato lo scritto c'era da fare l'orale quello stesso giorno. Orale che, onestamente, non avevo praticamente preparato. Aspetto. Aspetto. Aspetto. La folla di tipe intorno a me mi crea disagio come ogni volta che c'è un esame. Più vedo gente nervosa intorno a me e più mi innervosisco. Più mi innervosisco e più assumo l'atteggiamento di chi è lì e non è assolutamente in ansia, giusto per dare loro sui nervi. Finalmente la prof mostra i risultati e, toh, superato. Nè un voto altissimo, nè uno bassissimo. Sono soddisfatto a metà, parte il tormento dei se: e se non mi alzano il voto? e se non sono preparato abbastanza bene? e se decidono di non darmi l'esame? e se mi bocciano? e se devo tornare a rifarlo? e se non va bene come cavolo reagirò? e se?
Poi iniziano gli esami, in ordine alfabetico. Inizia la lunga attesa, ne approfitto per prepararmi l'orale quella stessa mattinata (secchione? prrr). Inizia anche la solita snervante pressione delle tipe al malcapitato/a di turno che ha appena finito l'esame e viene bombardato di domande: che ti ha chiesto? oddio, veramente? ma le prof sono brave o carogne? ma questa cosa mica c'è sul libro? aiuto! (quando capitano a me queste situazioni di solito me ne esco con risposte a cazzo, tipo che mi ha chiesto cose impossibili e assolutamente inventate, o altre volte rispondo in maniera odiosissima: "Mi ha chiesto le cose che ci sono sul libro e che ha spiegato nel corso. State tranquille, tanto avete studiato, lo so." A volte capisco perché sto sempre sulle mie :P).
Si fanno le 13, le 13 e 30, le 14. Io non ho fatto colazione nè pranzato, ma ho lo stomaco chiuso, ovviamente. Parte il count-down, dopo tre esami tocca a me. Intanto si sparge l'ennesima nuova voce: una delle due prof non fa più domande e conferma solo il voto. Mi rilasso, capisco che è fatta. Entro, mi trattengo dallo stendere i piedi sul tavolo per dimostrare quanto sia tranquillo e parto con l'esame. Conversazione con la prof su degli articoli di giornale che ci ha fatto leggere lei più altri scelti da noi. I suoi articoli li avevo a malapena leggiucchiati quella mattina, me ne chiede uno sulla censura che ha adottato la Cina su dei filmati messi su You Tube. Non ricordavo nulla e adotto la mia brillante tattica: inizio a parlare a cazzo di qualsiasi cosa mi venga in mente. Parto da You Tube e inizio a parlare di me e di come lo utilizzo (video musicali, partite di calcio, da lì passo a parlare di mio fratello che mette i filmati per la sua ragazza, prendendolo anche per il culo), poi passo alla Cina e ai problemi riguardo alla censura, passando per Olimpiadi e Tibet. Lei è tranquilla e a stento si trattiene dal mettere i piedi sul tavolo per quanto stia andando bene l'esame. Mi chiede uno dei miei articoli e io saggiamente parlo di un articolo sul perché le donne siano attratte dagli uomini poco attraenti molto spesso, partendo con una filippica contro lo stesso autore dell'articolo dicendo che ha scritto una marea di stronzate. La prof sembra apprezzare il mio spirito d'iniziativa (e lì il mio pensiero vola alle tipe che cercavano di imparare gli articoli a memoria, come se i prof volessero sentire delle pappardelle recitate e non capire se sei in grado di parlare in maniera sciolta in inglese, mah...).
Comunque mi congeda. Tocca all'altra prof. Mi parla rapidamente dello scritto e mi fa una domanda (la sua parte verteva sulla linguistica inglese, brrr). Io adotto la stessa tecnica di prima del parlare a cazzo, ma giustamente non funziona. Do qualche mezza risposta e faccio scena muta in altre. Lei a un certo punto mi fa una domanda e confesso di non saperla.
"Va bene, le confermo il voto dell'altra professoressa che le ha alzato un punto. Mi dispiace, perché sarebbe potuto andare meglio anche con me. Comunque sull'ultima domanda non le dico la risposta, perché ho intenzione di chiederlo agli altri studenti e non voglio che lei ora la dica a tutti."
Io, che da timido e impacciato agli esami divento una faccia da culo come pochi rispondo sorridendo: "Beh, però ora posso dire che lei fa questa domanda così loro vedono di che si tratta, no?"
Lei mi fulmina con lo sguardo e capisco di aver pisciato fuori dal vaso, ma per fortuna passa subito. Mi prende il libretto e prima di scrivere si interrompe: "Lei il voto lo accetta, giusto?"
Per due secondi stava di nuovo partendo la mia lingua biforcuta e non so quale battuta del cazzo avrei potuto sparare, poi mi limito ad affermare con un cenno del capo.

Sembra fatta. Esco fuori e ci sono tre/quattro ragazze che mi fissano. Io ne guardo una con cui ho più confidenza e dico: "Dovete chiedermi qualcosa per caso?" E lei: "No, no. Però attento che c'è uno scarafaggio enorme dietro di te."
Io mi giro sorridendo, convinto che stesse scherzando e invece c'è il re degli insetti che zampetta allegramente alle mie spalle. Non ho assolutamente idea di cosa sia, ma è enorme, giuro. Grande quanto il mio pollice, marrone e con una corazza bella solida. Mi avvicino lentamente, affascinato, di più, ipnotizzato. Mi volto e le tipe sono sparite via urlando, mah.

Penso a cosa farebbe mio fratello e subito accantono l'idea: non ho stuzzicadenti, fiammiferi o tenaglie in quel momento.

Una tipa armata di coraggio prende un giornale per coprirlo e calpestarlo. Mentre si avvicina, con una perfidia come poche dico: "Attenta, mi sa che questo insetto vola anche". Lei scappa via urlando. Poi torna, copre e calpesta il povero insetto. Convinta di aver fatto il suo dovere fa tornare le altre amiche e solleva il giornale.
L'insetto è ancora vivo e pare pure incazzato perché corre velocissimo verso le ragazze, che scappano urlando. Io non resisto e scoppio a ridere come un cretino. La prof esce fuori per capire che succede e vede l'insetto. Mi fissa ridendo e fa: "Ci pensate voi, vero?" Io dico di sì, sempre ridendo. La tipa, coraggiosa, c'è da dirlo, torna col giornale e ricalpesta l'insetto. Più volte, ripetutamente. Ho il dubbio che abbia una crisi isterica, ma poi solleva il giornale e...

Morto. Una parte del mio cuore lo sapeva, ma speravo ancora di vederlo correre dietro alle tipe, furioso. Capisco che sono fuori posto in quel momento e sono anche dispiaciuto per la dipartita di quel bellissimo insetto enorme.
Però poi ci penso: lui è morto, tu no. E anche a te ti hanno calpestato ben benino ultimamente. Chi lo sa, magari prima o poi ti pesteranno definitivamente e non riuscirai più a rialzarti, ma intanto sei ancora in piedi. E anche quell'insetto, prima di andarsene ha venduto cara la pelle, no? Perché non provi a fare lo stesso? Quando pensi di iniziare, idiota?

Ho già iniziato.

venerdì 12 giugno 2009

Help!

E' un po' che non aggiorno, così come penso sia un po' che nessuno legge più quello che scrivo, ma fa niente. Il blog è soprattutto una cosa personale, una sorta di anti-stress mentale, quindi finché ne ho bisogno continuo a scrivere.
Che volete sapere? Non c'è molto da dire. Sto male, ragazzi. Ma sul serio. Vi ricordate la storiella che racconto sempre del bicchiere mezzo pieno? Ecco, stavolta è vuoto, prosciugato, non c'è neanche una goccia. E ricordate la storia di Tomo che se ha almeno un motivo per sorridere va avanti a testa alta? Ecco, non ho più nulla per cui sorridere.
Tranquilli, niente proclami di suicidio via internet, certe cose sono ben lontane dalla mia mente. Però sto sempre male. E non si tratta, come prevedibile, del mio stato di singletudine. Certo, quella cosa ancora mi brucia e mi brucierà per tanto tempo, ma il problema è quando cerco di guardare oltre e non vedo nulla.
Amici? Ci sono, lo so, ma non trovo il tempo per vederli e per sentirli. E, lentamente, ci stiamo allontanando. Vuoi perché si cresce, vuoi perché ognuno ha le sue preoccupazioni, vuoi perché ognuno deve pensare alla propria vita. Ma ci stiamo allontanando, lo sento. E ho paura.
Famiglia? Non sopporto mio padre. E la cosa che mi fa stare male è che mi sento una merda per questo. Ormai mi irrita qualsiasi cosa faccia e per quanto mi sforzi di essere paziente reggo pochissimo. Mia madre la vedo poco e a parte qualche chiacchiera la sera non parliamo mai. Quante volte avrei voglia di abbracciarla e basta, senza dire niente, ma poi non lo faccio mai. Mio fratello ora deve ripartire per altri quattro mesi. Sono contento, e alla fine ogni settimana continuerò a vederlo, più o meno come succede adesso che è ancora qui. Ma anche io e lui ci stiamo allontanando, ognuno per la sua strada. E ho paura.
Università? Grande punto di domanda. Sono agli ultimi esami ma non riesco più a sbloccarmi. Studio poco, mi concentro poco, ma soprattutto me ne preoccupo poco. E proprio adesso che dovrei fare gli ultimi sforzi sento che il terreno sta lentamente sgretolandosi. Basterebbe poco da parte mia ma non ce la faccio. E ho paura.

E quando leggo tutto questo l'unica cosa che penso è: "Vuoi restare qui a lamentarti o vuoi fare qualcosa e reagire?" La risposta è semplice, è l'atto pratico che non riesco a mettere in funzione. Non capisco perché. E questa è la cosa che mi fa più paura.

lunedì 1 giugno 2009

Sparirò

Boh, sento che devo aggiornare il blog ma non so neanch'io di cosa parlare. Ho gli esami che si avvicinano inesorabilmente e non mi sento tanto pronto per affrontarli. Se miracolosamente i risultati dovessero essere quasi tutti positivi sarebbe davvero ora di vedere cos'è quella luce in fondo al tunnel. E non sarebbe un treno che viene contro, di questo sono sicuro.

Delle altre faccende in cui sono stato affaccendato rispondo con un laconico: no comment. Una sola volta mi sono permesso di aprire bocca a riguardo ed è scoppiato un pandemonio. Di pensieri brutti e cattivi che mi passano per la testa ce ne sono e ce ne saranno ancora, ma sono cose che ho quasi tutte detto in faccia a chi di dovere e non me le rimangio neanche per sogno. Io non ho perso niente, perché ci ho provato fino alla fine. Altri non possono ritenersi così Fortuna(ti), ma non è affar mio.
E ora? Ora affronto gli esami a viso aperto e con un pò di timore, ma questo è normale. E affronto la vita sempre a viso aperto e con un po' più di timore, ma anche questo è normale. Dovrei essere giù perché la affronterò stando per un po' di tempo da solo, ma come dice il proverbio: "Meglio soli che male accompagnati".
Sì, i proverbi sono una gran cazzata, sono d'accordo con voi. Ma anche certi comportamenti, certe paure e certe debolezze sono delle gran cazzate, ma non fanno parte della mia persona, quindi inutile star male per cose che non ti riguardano più.
Non ho più nulla da dire su questa faccenda e questo blog termina di essere un triste e frustrante angolo del piagnone in cui si rimpiangono le minestre riscaldate (:P), in cui tu sei stato un grande chef e non devi pentirti di niente. Erano gli ingredienti che facevano schifo.

Per il prossimo aggiornamento apro il televoto:
A) Tomo e la disavventura con la ragazza che gli chiede cosa significhi il termine "scatologico".
B) Tomo e la piscina (tema abusato ma sempre alla moda).
C) Tomo e le vacanze (ma qui potrebbero esserci spruzzetti di acidità verso delle persone, vi avverto).

A voi la scelta.