venerdì 30 ottobre 2009

Incomunicabilità

Porto il ragazzo che mi hanno affidato a fare un giro per i giardini.

Tomo: Uh, guarda la fontana. Ci sono i pesciolini. Ti piacciono?

...

Tomo: Guardali! Sono lì, ti piacciono???

Parte una scorreggia.

Tomo: Ehm... lo prendo per un sì.

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Vado a scambiare due chiacchiere con l'altro ragazzo che è in sala informatica.

Tomo: Uè, Peppe! Tutto ok?

Peppe scorreggia.

Tomo: Sì, tutto ok. Decisamente.

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Andiamo a casa del vecchietto a cui facciamo assistenza.

Tomo: Don Rafè, tutto apposto?

...

Tomo: Don Rafè? Mi sentite?

...

Tomo: Allora? Tutto a posto?

...

Tomo: Rispondete, ja!

Parte una scorreggia.

Tomo: Avete risposto, grazie.

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A questo punto è evidente che il problema sono io.

giovedì 15 ottobre 2009

Tutto uguale, tutto diverso.

(avvertenza: stavolta non c'è una simpatica discussione tra me e il mio cervello, ma cercherò di dire qualcosa di più serio. Cervello permettendo, ovviamente)

Così, da un giorno all'altro, ti svegli e vedi che tutto è cambiato. Non fa più caldo, anzi, fa un freddo boia che ti congela le ossa. Via le lenzuola leggere e su le coperte pesanti; via le magliette a mezze maniche e su maglioni e felpe; tutte le finestre chiuse e un ombrello a portata di mano in ogni momento che "non si può mai sapere".

Fosse tutto lì, non è che ci sia tanto da lamentarsi. Però, se guardi da un'altra prospettiva e pensi alla tua vita fino a poco tempo fa, ti accorgi che è cambiato completamente tutto.
A casa ormai ci passi solo la mattinata senza concludere granché: un po' di studio, perdita di tempo al pc, magari leggi qualche libro se hai l'occasione. I tuoi non li vedi fino a sera, in pratica. E quando torni sembri il marito stanco che torna da lavoro e vuole solo trovare la cena pronta e infilarsi a letto. Tra un breve "com'è andata?" e "tutto bene", vi salutate fino alla sera dopo.
Nel non vedere più tanto tuo fratello ti eri già abituato mentre era fuori a lavorare, ma ora che è tornato non è cambiato molto. Due chiacchiere se avete entrambi tempo, un timido tentativo di sapere come vanno le cose, ma se non siete due stupidi vi siete accorti a vicenda che il rapporto è cambiato. Non è peggiorato, per carità, è solo cambiato come sta cambiando tutto attorno a te.
Gli amici con cui hai passato a stretto contatto un'estate intera, che vi ha resi più uniti di prima, sono impegnati quanto te con la loro vita. Un sabato sera insieme, una telefonata di tanto in tanto, le solite risate e il solito affetto quando vi incontrate, ma di sicuro non è più come prima, quando eravate capaci di passare delle giornate intere a stretto contatto, di cazzeggiare su qualsiasi stronzata e di fare delle cretinate assurde quando uscivate.

Ora, per tranquillizzarvi, non sto meditando il suicidio, anche se quello che ho appena scritto trasuda tristezza e desolazione in ogni frase. Io sto bene. Anzi, sto proprio bene. Sono contento di quello che sto facendo; sono contento di aver incontrato delle belle persone e che queste persone non abbiano ancora scoperto quanto sono stronzo; sono contento di fare qualcosa che aiuti gli altri senza sentirmi né un santo né un eroe, ma semplicemente una persona buona; sono contento di essere uno stronzo che, nonostante tutto, ha tanta gente intorno che gli vuole ancora bene; sono contento di quello che sono, delle cose che cambiano, delle certezze che restano, delle speranze che ho e dei sogni che spero di realizzare. Insomma, sono contento di vivere la mia vita.

P.S.: e poi ho ripreso ad andare in piscina. E lo sapete: quando Tomo nuota, è una persona libera. E niente può fargli del male. Mai.

domenica 4 ottobre 2009

Voglio diventare grande!

Cervello: Mi raccomando, Tomo, devi comprare tre camicie. Capito? Fai un giro per i negozi, vedi quali ti piacciono, quali ti stanno meglio, non spendere cifre folli ma nemmeno prendi roba scadente. Tre camicie. TRE. Niente magliette da quindicenne, niente felpe da ragazzino, niente maglie con disegni buffi sopra. Tre camicie da persona adulta. ADULTA. Capito?

Tomo: Ho capito, che cavolo! Se sono qui sarò d'accordo con te, no? Tre camicie, nient'altro. Magari faccio solo un giretto per vedere che magliette ci sono ma solo per sfizio, ok?

Cervello: No! Tre camicie. Basta! Devo metterti il paraocchi?

Tomo: Ok, va bene, scusami. Lo so che lo fai per il mio bene.

Cervello: Ecco, bravo. E' già tanto che ti ho permesso di mettere la maglietta di Kill Bill per venire qui. Sei dentro al negozio. Cammina a passo spedito e vai in fondo. Non guardare a destra e a sinistra. In fondo. E ripeti con me: camicia, camicia, camicia!

Tomo: Camicia, camicia, camicia!

Cervello: Ci sei quasi, bravo. Camicia, camicia, camicia!

Tomo: Camicia, camicia, camic...

Cervello: Cosa? Cosa c'è?

Tomo: La felpa con il Joker sopra! Bellissima!

Cervello: No! Fermo, pazzo!

Tomo: Posso sceglierla tra blu, nera o bianca, figaaata! Costa anche poco!

Cervello: No, Tomo!!! La camicia! Ca-Mi-Cia!

Tomo: La prendo, niente può farmi cambiare idea!

Cervello: No, Camicia! CAMICIA! Cami... oh, al diavolo! Ci rinuncio!

(Morale della favola: siamo quello che siamo, non dobbiamo fingere per piacere agli altri. E comunque le tre camicie poi le ho prese. Ed ero anche un gran figo quando le ho provate!)